Reti di donne: soggetti luoghi nodi d'incontro Europa-America, 1890-1950. Per una riscrittura della storia culturale / Networking Women: Subjects, Places, Links Europe-America. Towards a Rewriting of Cultural History, 1890-1950
Testo italiano
Il programma di ricerca è stato costruito sulla base dei risultati della precedente ricerca MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) Reti di donne: soggetti luoghi nodi d’incontro Europa-America, 1890-1939. Per una riscrittura della storia culturale e del Convegno internazionale “Reti di donne: soggetti, luoghi, nodi d’incontro Europa-America, 1890-1939” (Macerata 25-27 marzo 2002), i cui atti sono in corso di stampa (vedi bibliografia). Al progetto partecipano sei Università italiane, l’Università degli Studi di Bari, Macerata, Firenze, Pisa, Roma Tre e Trento, ognuna con un progetto locale (per i progetti locali e le/i partecipanti ai progetti, vai a THE PROJECT e a UNIVERSITIES nella home page).
Nostro
intento è continuare a studiare una serie di donne del periodo preso in esame nonché
a investigare i rapporti di scambio da loro stabiliti tra Europa e America e in
questo modo partecipare al dibattito in corso su Moderno/Modernismo/Modernità. Mettendo assieme le competenze specifiche
di studiosi/e italiani/e stranieri/e nei campi degli studi sulle donne, della
critica femminista, degli studi letterari, artistici e storici, e anticipando
anche gli scambi con studiosi/e di altre discipline, la ricerca procederà verso
una studio della cultura – specificamente, nel mondo inglese e anglo-americano,
ma anche in quello italiano e più generalmente europeo – che privilegia le
dinamiche di scambio all’interno del campo euro-americano del modernismo e
della modernità, nel periodo tra i grandi mutamenti a cavallo tra XIX e XX
secolo, che hanno stimolato la necessità del “nuovo” nelle relazioni sociali e
nelle strutture politiche così come nelle arti, e l’instaurazione dell’egemonia
culturale modernista negli anni cinquanta.
Per raggiungere questo obiettivo, il gruppo di ricerca nazionale si è
organizzato attorno a diversi centri d’interesse, creando così team di
ricercatori/ricercatrici che attraversano i singoli gruppi, in una proficua
tensione tra l’autonomia del lavoro individuale e l’integrazione delle unità
locali con la ricerca nazionale. La base di dati online e il sito web Reti di donne sono centrali per
questo lavoro integrato e integrante, e contribuiscono a connettere sia i/le
partecipanti alla ricerca sia i risultati del lavoro svolto.
Il progetto procede da un assunto che
condividiamo con il semiologo russo Ju.M. Lotman, ovvero che il passato non
termina una volta per tutte, ma continua piuttosto a creare nuovi valori.
Attraverso il recupero dei frammenti del tessuto culturale che stiamo esaminando,
è nostra intenzione contribuire alla ricostruzione della molteplicità di
direzioni aperte nella storia concreta di un volgere di secolo epocale quanto
il nostro passaggio di millennio e che sono state poi abbandonate, per proporle
nuovamente all’attenzione del presente.
Come le donne hanno insistentemente asserito, e come ha di recente affermato il
sociologo Bourdieu in La domination masculine, tutti i rapporti di
potere sono radicati nel rapporto di potere uomo-donna e nel sistema simbolico
che lo perpetua. Noi intendiamo appunto investigare i rapporti di potere
personali, sociali, nazionali e transnazionali che hanno creato sia il valore di
alcune opere moderniste sia le ricostruzioni che sono state offerte alle
generazioni post-Seconda guerra mondiale in forma di cristallizzazioni del
Moderno, della Modernità e del Modernismo (vedi Friedman, “Definitional Excursions”,
in bibliografia). Prendendo le distanze dalla visione tutta interna promossa dai
“New Critics”, noi non identifichiamo la modernità col modernismo, il
modernismo con l’avanguardia e l’avanguardia con alcuni uomini e pratiche avanguardistiche
nel campo artistico, e con poche donne scelte. Questa visione ha spesso assunto
la prospettiva binaria e oppositiva forgiata dai primi teorizzatori del
Modernismo, visione che ha influenzato anche importanti letture femministe come
quelle di Gilbert e Gubar in No Man’s Land (ma per un panorama di
posizioni a riguardo vedi Williams, Eagleton, Morrisson, Felski, Haraway, Taylor,
Burgin, in bibliografia). Focalizzando l’attenzione sul “networking”, sugli
“incroci” e sugli “scambi”, possiamo invece: 1) descrivere relazioni materiali
e immateriali e reinserire nella mappa dell’esistenza attori/attrici della
storia e agenti culturali che sono stati cancellati/e dalle storie culturali;
2) considerare il Modernismo e la modernità europei e americani come un’unica
sfera culturale complessa piuttosto che come campi separati d’indagine, i cui
rispettivi valori e contributi dipendono anche da un rapporto reciproco di dare
e avere tra gli individui e tra le loro lingue, ma anche tra i diversi prodotti
intellettuali, artistici e materiali; 3) rappresentare i ruoli e le reali
condizioni storiche dell’azione di molte delle donne il cui contributo
culturale vogliamo studiare, andando anche oltre le nozione di “decennio” (anni
venti, trenta, ecc.) con la sua enfasi sui gruppi e sui movimenti, che è stata
spesso responsabile dell’esclusione delle donne; 4) leggere le opere d’arte e
gli artefatti culturali non solo nella loro autonomia ma anche come luoghi
d’incontro di una pluralità di lingue, codici artistici e discorsi culturali;
5) trarre vantaggio dal potenziale relazionale offerto dalla base di dati
ipertestuale online Reti di donne/Networking Women (URL:
http://reti.unimc.it), usandolo sia come strumento euristico per scoprire e
rappresentare i collegamenti tra le diverse “località”, sia quale veicolo di
comunicazione tra noi e di condivisione del lavoro.
Il progetto si basa su un modello “relazionale” della sfera culturale quale
sistema complesso, definito e presentato da Marina Camboni nel corso del
Convegno internazionale che ha concluso il precedente progetto di ricerca MIUR Reti
di donne (“Networking Women: A Project and a Model”). 1) Il termine
“relazionale” sottolinea la tendenza dinamica e l’essere in rapporto reciproco
di tutti gli elementi della sfera. Implica anche l’esistenza di relazioni tra
diversi campi disciplinari così come tra diverse realtà dell’esperienza. Sebbene
il termine “relazione” ci connetta agli studi culturali di Williams, e benché
molti siano i nostri debiti nei suoi confronti, il rapporto hegeliano che egli
istituisce per risolvere l’opposizione tra arte e prassi sociale – tra cultura
e società – conserva l’opposizione binaria, e kantiana, tra i due elementi. 2)
La parola “sfera”, sebbene sia consonante con la semiosfera di Ju.M. Lotman, e cioè
con la sua idea di cultura come sfera di segni in cui tutti siamo immersi, va
oltre l’opposizione lotmaniana tra cultura e natura e non-cultura. Noi vogliamo
difatti sottolineare il continuum che rende impossibile opporre questi tre
termini/realtà e districare la natura dalla cultura, l’io dall’altro, i
processi produttivi dai processi riproduttivi. Il concetto di sfera culturale,
inoltre, amplia e approfondisce la metafora strutturale del campo culturale
adottata da Bourdieu, e rappresenta la nostra consapevolezza che siamo tutti/e
interni/e all’oggetto che vogliamo comprendere, perché abbiamo incorporato, in
forma di modelli inconsci di percezione e valutazione, le strutture storiche
dell’ordine patriarcale. 3) Consideriamo la cultura un sistema complesso in cui
le tendenze dinamiche – casuali e potenzialmente distruttive – interagiscono
con le organizzazioni strutturali e sistemiche (vedi Morin, Serres, de Rosnay,
in bibliografia). Il nostro modello di cultura è coerente con la
rappresentazione lotmaniana della cultura come un tutto al cui interno le
diverse formazioni si muovono a differenti velocità, a volte semplicemente
evolvendosi, a volte esplodendo senza alcuna causa evidente e prendendo
direzioni del tutto nuove. La concezione della realtà come mutamento è centrale
nella costruzione della sfera culturale in termini di sistema complesso. Come Woolf
ha scritto nel saggio, così spesso citato, che data l’inizio della modernità (“Mr
Bennett and Mrs Brown”), il mutamento interessa simultaneamente i campi
connessi della vita e della cultura.
Condividiamo una serie di assunti di partenza. Il primo e centrale è che, dato
l'insieme empirico di elementi che abbiamo selezionato nella sfera culturale
(donne e uomini, riviste, teatri, salotti, gallerie d’arte, città, artefatti
ecc.), ognuno di essi è stato considerato una intersezione di numerose e
diverse relazioni. Poiché ogni intersezione è caratterizzata da una dinamicità
interna, useremo il termine “località”, così com’è stato definito da Massey per
rappresentare la dimensione temporale dello spazio e le intersezioni e spesso
contraddittorie interazioni tra gli individui. Il termine si applica
naturalmente a luoghi fisici e geografici come salotti e città, ma lo abbiamo
esteso fino a includere individui e oggetti culturali quali riviste e
artefatti. Al fine di rappresentare al meglio quel che concretamente accade in
un preciso momento o in una specifica situazione all’interno di un sistema
complesso, è necessario isolare dei sotto-sistemi (de Rosnay). In questo modo
si può esplorare il funzionamento interno di ogni sotto-sistema, insieme alle
relazioni che esso stabilisce con altri sotto-sistemi e con il sistema nella
sua totalità, a vari livelli. Per quanto concerne il sotto-sistema degli uomini
e delle donne, la nostra rappresentazione del singolo essere umano come
località è coerente con quella dell’identità individuale proposta da Friedman
in “Mappings”. Ogni individuo può essere considerato il punto d’incontro tra
differenti dimensioni temporali e tra una serie di relazioni umane. Nel
sotto-sistema dei periodici, ogni rivista sarà considerata come una pratica
discorsiva che si sviluppa nel tempo, piuttosto che come un testo finito.
Al fine di rappresentare i tipi di relazione attivi nelle diverse località, il
modello topologico proposto da Serres in La communication offre utili
indicazioni sulle diverse possibilità di viaggiare tra i vari campi e persino
tra le varie realtà della sfera culturale. Abbiamo perciò immaginato una sfera
della cultura in cui l’insieme empiricamente determinato dei nostri punti/“locations”
sia un insieme di elementi facenti parte allo stesso tempo di più di un
sotto-sistema relazionale: di un sistema auto-referenziale o individuale, di un
sotto-sistema locale, di una serie complessa di sotto-sistemi, o del più ampio
sistema di cui ciascun sotto-sistema fa parte. Tra due o più “località” è
possibile ricostruire tutta una gamma di relazioni, o percorsi e connessioni di
carattere descrittivo o interpretativo, o entrambi, attraverso cui ricostruiamo
e rappresentiamo la nostra comprensione delle relazioni. Ogni percorso è il
risultato di una scelta.
Questo modello relazionale della cultura costituisce il sostrato teorico dei
progetti di ricerca delle singole unità, in cui sono stati evidenziati non solo
gli specifici apporti culturali delle donne selezionate (fra cui E. Asenijeff,
D. Benco, E. Bennett, V. Brittain, Bryher, K. Carlswell, N. Cunard, L. Fini, B.
Gilroy, S. Glaspell, H.D., G. Kasebier, N. Larsen, U. Marson, R. Mayreder, W. Muir,
T. Olsen, A. Pittoni, M. Rukeyser, M. LeSueur, G. Stein, G. Tergit, H. Höch, N.
Walden, R. West), ma anche il loro costituirsi in “locations” di rete. Esiste
una serie di percorsi e di sottosistemi di cui siamo già a conoscenza. Del
resto, la selezione delle donne su cui concentrarsi non è stata casuale come
potrebbe apparire dall’esterno. L’inglese Bryher (progetto dell’unità di
Macerata), per esempio, si collega, attraverso le sue riviste, con l’americana
M. Rukesyer, che è stata corrispondente durante la Guerra civile spagnola
(unità di Firenze), e con i movimenti politici della sinistra (unità di Pisa e
Macerata), ma anche con l’avanguardia berlinese e tedesca (unità di Macerata),
con Freud e la psicoanalisi a Vienna (unità di Firenze), con Stein e Cunard a
Parigi (unità di Roma e Macerata), con New York e la Harlem Renaissance (unità
di Trento e Macerata). Molte collaboratrici della rivista Time and Tide (unità
di Firenze) avevano già collaborato con The Freewoman e The New Freewoman
(unità di Macerata), riviste in stretto contatto con iniziative e organi del
femminismo in Austria, in Germania e negli Stati Uniti, e parte di una più
vasta gamma di attività del movimento suffragista (vedi il teatro femminista,
unità di Roma). The Egoist, Close up e Life and Letters To-day
(unità di Macerata e Bari) possono costituire un sottosistema che condivide una
serie di discorsi e di collaboratori su entrambi i lati dell’Atlantico. Tra
questi, H.D., Richardson e Stein, che a sua volta era con il suo salotto un
nodo connettivo tra artisti europei e americani (unità di Roma, Macerata,
Firenze). Lo stesso si può dire per riviste caraibiche come Cosmopolitan,
che si collegava con i discorsi femministi della metropoli londinese (unità di
Trento).
Tutto ciò sarà solo una parte del lavoro, perché, come abbiamo sperimentato nel
corso della ricerca precedente, il fuoco sulle “relazioni” – nelle forme del “networking”,
dello scambio, o quant’altro – è un potente strumento euristico, capace di
rivelare relazioni che non erano note o non erano state prese in
considerazione. Di conseguenza, gran parte del nostro progetto consiste nel
riportare alla luce e ritessere, servendoci delle fonti primarie e della base
di dati, quel che stava accadendo nella vita concreta e reale ma che è stato
poi dissezionato o nascosto o cancellato, o semplicemente è scomparso in storie
separate.
Il nostro modello di analisi della cultura è stato sviluppato nel corso della
ricerca precedente come risultato del lavoro teorico svolto nelle due direzioni
della ricerca stessa: ricostruire e descrivere la rilevanza culturale del “networking”
e creare una base di dati in grado di rappresentarlo. La base di dati ipertestuale
online Reti di donne/Networking Women è sia un potente strumento
euristico, in grado di rivelare connessione inaspettate, sia un modello
concettuale dinamico che rappresenta le associazioni e crea i collegamenti che
definiscono relazionalmente la sfera culturale del Modernismo (vedi Antinucci, Landow,
Bourdieu, Massey, Lotman, Haraway e Friedman, in bibliografia). La base di dati
sarà migliorata e arricchita sia quale strumento euristico sia come archivio online
di materiale bibliografico e full-text. La base di dati e il motore di ricerca
sono stati progettati e sviluppati, all’interno della ricerca precedente (da
Petrovich Njegosh, Marziali e Castellucci, con l’assistenza di un programmatore
software e di un grafico web) come un ipertesto per archiviare e recuperare
dati, creando relazioni dinamiche tra le schede e i documenti. La scheda usata
dal progetto di ricerca si basa sul set di metadati Dublin Core, uno standard
internazionale creato per descrivere documenti di carattere eterogeneo. La scheda
ha due campi specifici per una indicizzazione associativa dei documenti: il
campo Subjects, 15 soggetti che connettono i documenti
selezionati attraverso le categorie materiali della storia culturale (wo/men,
gender/sexuality, race/ethnicity, class, peace, war, places, displacement, internationalism/transnationalism,
regionalism/localism, exchanges, identity, cultural practices, artifacts, definitions
of culture) e il campo Kewyords, legato a una lista di termini
controllati (thesaurus). Il thesaurus di parole chiave, sulla base dello European
Women’s Thesaurus, International Information Centre and Archives for the Women’s
Movement (IIAV), include una selezione in progress di termini rilevanti
ricavati dai documenti del progetto di ricerca: nomi propri e termini come “modernism,”
“modern,” ”contemporary,” “new,” etc. La scheda è in grado di definire un
numero finito di link (fino a 100) tra un qualsiasi soggetto e una qualsiasi
parola chiave del thesauro.
Partendo da questi assunti e dalla base di dati, il nostro lavoro seguirà due
direttive fondamentali: da un lato ogni componente dedicherà la sua attenzione
a un numero definito di “località” e le tratterà come sottosistemi separati;
dall’altro costruirà una serie di percorsi che rappresenteranno la sua
comprensione delle relazioni tra due o più località nella più ampia sfera
culturale. Il lavoro collettivo e il potenziale di creare collegamenti proprio
della base di dati potrà rivelare un numero di connessioni maggiore di ciò che
ciascuno di noi aveva previsto all’inizio del proprio lavoro. La base di dati online
sarà quindi strumento essenziale nella nostra rappresentazione delle donne “in
rete” e della nostra ricostruzione delle dinamiche culturali del Modernismo tra
Europa e America come sfera culturale e sistema relazionale.
English text
The project aims at gathering together the results of the previous MIUR (Italian Department of Instruction, University and Research) Networking Women: Subjects, Places, Links Europe-America. Towards a Rewriting of Cultural History, 1890-1939 (1999-2001) and of the international Conference “Networking Women. Subjects, Places, Links Europe-America, 1890-1939 (Macerata, March 25-27, 2002), whose Proceedings are forthcoming (see the bibliography below). Six Italian Universities are participating to the project: Bari, Macerata, Florence, Pisa, Roma Tre and Trento, each unit with a local project (for the local projects and the participants, go to THE PROJECT and at UNIVERSITIES in the home page).
Our plan is to continue our investigation of Euro-American exchanges
through a specific focus on women and the relationships they established, and
thus participate in the ongoing debate on modern/Modernism/modernity. Bringing
together the specific competences of Italian and foreign scholars in women’s
studies, feminist criticism, literature, art and history, but also anticipating
exchanges with scholars in other disciplines. The research will proceed towards
a study of culture – specifically in the English and Anglo-American world, but
also in Italy and, more generally, Europe – that will privilege the dynamics of
exchange within the Euro-American cultural “field” of Modernism/modernity in
the time-span stretching from the changes at the turn of the nineteenth and
twentieth centuries, which spurred the need to “make it new” in social
relationships and political structures as well as in the arts, to the Modernist
cultural hegemony of the 1950s. In order to accomplish this aim, the whole
research group will organize itself around different focuses of interest, thus
creating research teams that cut across the research units, creating a healthy
tension between autonomous work and integration within the local and the
national units. The Networking
Women database and website are central in this integrated and
integrating work and serve to connect both the participants in the research and
their results.
This project proceeds
from an assumption we share with the Russian semiotician Ju.M. Lotman, namely,
that the past never ends once and for all but is, rather, forever creating new
values. Through the retrieval of fragments of the cultural texture of the
period under scrutiny, our intention is to contribute to the reconstruction of
the multiple directions that were open in actual history at the turn of a
century just as epochal as our turn of millennium, but which have since been
abandoned, and to bring them once again to the attention of the present. As
women have pointed out time and again, and as sociologist Pierre Bourdieu has
recently shown in his La domination masculine, all power relations are
rooted in the man/woman power relation and the symbolic system which
perpetuates it. We would like to investigate the personal, social, national and
transnational power relations that have created both the value of Modernist
artifacts and the narratives post World War II generations have been offered as
crystallizations of modern/ modernity/ Modernism (see Friedman, “Definitional
Excursions” in the bibliography below). Moving out of the internalist vision
promoted by the New Critics, we do not identify modernity with Modernism,
Modernism with the avant-garde, and avant-garde with a few male artists and
their work, plus a few token women. This vision has very often shared the
dualistic, oppositional perspective created by early Modernist theorizers,
going so far as to influence such important feminist readings as Gilbert and
Gubar’s No Man’s Land (for a vast array of positions see Williams, Eagleton,
Felski, Haraway, Taylor, Burgin in the bibliography). By focusing on
“networking”, “crossroads”, and “exchanges”, we can:
1) describe material and immaterial relationships and put back on the map of
existence historical actors and cultural agents that have been deleted from
cultural histories; 2) deal with European and American Modernism/modernity as a
single complex cultural sphere rather than as separate fields of investigation,
their respective value and contribution resting on the reciprocal give-and-take
between people and their languages as well as between intellectual, artistic
and material products; 3) represent the actual historical conditions and roles
played by many of the women whose contribution to culture we want to
investigate, but also move beyond the notion of decade (the twenties, the
thirties, etc.) with its emphasis on groups and movements, which has often been
responsible for excluding women; 4) treat works of art and cultural artifacts
not only as autonomous works but as meeting points for a plurality of
languages, artistic codes, and cultural narratives; 5) take advantage of the
relational potential offered by the Networking Women hypertextual online
database (http://reti.unimc.it), using it as a heuristic instrument to find and
represent the links between localities, and to enable us to relate as
researchers and share our findings.
Our project is based on a “relational” model of the cultural sphere as a
complex system, as defined and presented at the international conference
concluding the previous MIUR research project Networking Women by Marina
Camboni (“Networking Women: A Project and a Model”). 1) The term “relational”
emphasizes the dynamic tendency, the relatedness of all elements in the sphere.
It also implies the existence of relations between different domains of
knowledge as well as between different experiential realities. While the term
“relation” connects us to the cultural studies of R. Williams, and though we
owe him much, the Hegelian relationship he establishes to solve the opposition
between art and social praxis, culture and society, maintains the dualistic
Kantian opposition. 2) The word “sphere”, while it is consonant with Ju.M.
Lotman’s semiosphere, i.e., his idea of culture as a sphere of signs in which
we are all immersed, moves beyond Lotman’s opposition of culture to nature and
non-culture articulating western man’s self-centered world. For we want to
emphasize the continuum which makes it impossible to oppose these three terms /
representational realities and disentangle nature from culture, self from
other, productive processes from reproductive processes. The concept of
cultural sphere also widens and expands the structural metaphor of cultural
field adopted by Bourdieu, and represents our awareness that we are all set
within the object we try to apprehend, that we have incorporated, in the form
of unconscious patterns of perception and evaluation, the historical structures
of patriarchal order. 3) We consider culture a complex system in which dynamic
tendencies – casual and potentially disruptive – interact with structural and
systemic organizations (see Morin, Serres, de Rosnay). As a complex system it
is consistent with Lotman’s representation of culture as a whole with internal
formations moving at different speed and sometimes simply evolving, other times
exploding with no apparent cause and taking a completely new direction. The
concept of reality as change is central to the construction of the cultural
sphere as a complex system. As Woolf wrote in the often quoted essay dating the
beginning of modernity (“Mr Bennett and Mrs Brown”), change always affects
simultaneously the connected fields of life and culture.
There are a number of assumptions we all share. The first and central is that,
given the empirical set of elements we have selected in the cultural sphere (women
and men, journals, theaters, salons, art galleries, cities, etc.), each has
been considered an intersection of a number of different relations. Since each
intersection is characterized by internal dynamism, we use the term “locality”,
as defined by D. Massey to represent the time dimension of space, the
intersections and the often conflictual interactions between individuals. This
term naturally applies to physical and geographical places like salons and cities, but we have
extended it also to individuals and cultural items such as journals and
arti/facts. In order to better represent what is actually happening in a
precise moment of time or in a specific situation within a complex system we
need to isolate sub-systems (de Rosnay). In this way the interior functioning
of each sub-system can be explored, together with the relations it establishes
with other sub-systems and with the whole system, at various levels. For the
sub-system of women and men, our representation of the individual human being
as locality well interacts with that of the individual human being whose
identity has been defined by Friedman in “Mappings”. Each individual will be
considered the meeting point of different time dimensions and a number of human
relations. In the sub-system of magazines and journals, each journal has been
considered as a discursive practice developing through time, rather than as a
finished text.
In order to represent the kinds of relations which obtain between localities,
the topological model proposed by Michel Serres in the first of his Hermes
books, La communication, though limited by the structuralist perspective
in which it is set, offers useful directions about the number of possible ways
of travelling between different domains and even between the different
realities we represent as locations in the cultural sphere. We have then
imagined a sphere of culture in which our empirically determined ensemble of
points/locations is the set of elements participating at one and the same time
in more that one relational sub-system: a self-referential or individual
system, a local sub-system, a complex set of sub-systems, or the larger system
of which it is part.
There are a number of relations that obtain between two or more localities, and
as interpreters of the relations we can build through either descriptive or
interpretive paths, or links, or both. Through these paths we reconstruct and
represent our understanding of the relations. In all cases, there are no
logically necessary steps between localities, no single paths but multiple and
complex paths joining the locations. As a consequence, the path taken is always
the result of a choice. This relational model of culture has constituted the
theoretical ground of the units’ research programs in which have been pointed
out not only the specific contributions to culture of the individuals selected
(among them E. Asenijeff, D. Benco, E. Bennett, V. Brittain, Bryher, K.
Carlswell, N. Cunard, L. Fini, B. Gilroy, S. Glaspell, H.D., G. Kasebier, N.
Larsen, U. Marson, R. Mayreder, W. Muir, T. Olsen, A. Pittoni, M. Rukeyser, M.
LeSueur, G. Stein, G. Tergit, H. Höch, N. Walden, R. West), but also their
being networking “locations”. There are already a number of paths and
subsystems we are aware of. In fact the selection of individuals on which to
focus has not been as random as may appear from the outside. The British
Bryher, for instance (Macerata unit) is connected through her journals with the
American Rukeyser who was a correspondent for the Spanish civil war (Florence
unit) and with leftist politics (Pisa and Macerata units), but also with Berlin
and the German avant-garde (Macerata unit), with Freud and psychoanalysis in
Vienna (Florence unit), with G. Stein and N. Cunard in Paris (Rome, Macerata),
with New York and the Harlem Renaissance (Trento and Macerata unit). Many of
the contributors to the journal Time and Tide (Florence unit) were
former contributors to The Freewoman and The New Freewoman
(Macerata unit), journals that were in close contact with feminist activities and
journals in Austria, Germany and the U.S., and were part of the larger
suffragist movement with its different activities and actions (feminist
theatre, Rome unit). The Egoist, Close Up and Life and Letters
To-day (Macerata and Bari units) can be considered a subsystem sharing a
number of discourses and contributors on both sides of the Atlantic. Among them
are H.D., D. Richardson and G. Stein, who in her turn was a “location”
connecting artists from Europe and America in her salon (Rome, Macerata and Florence
units). The same applies to such Caribbean journals as Cosmopolitan,
which connected to metropolitan feminist discourses (Trento unit).
This is only part of the work because, as we have experienced in the previous
research, focusing on “relationship” – in the forms of networking, exchanging
or other – is a powerful heuristic tool, capable of revealing relationships
that were not known or had not been considered. As a consequence, a great part
of our project aims to bring to light, through an attentive reading of primary
sources and with the help of our database, what was happening in actual life
but was dissected or hidden or cancelled or simply disappeared in separate
histories.
Our theoretical model for the analysis of culture was developed in the previous
research project as a result of the combined theoretical work done to describe
the cultural relevance of “networking” and to create a database capable of
representing such a networking. The Networking Women online hypertextual
database is both a powerful heuristic instrument, capable of revealing
unexpected connections, and a dynamic conceptual model representing the dynamic
relations and creating the links that relationally define the cultural sphere
of Modernism (see Bush, Antinucci, Landow; Bourdieu, Massey, Lotman, Haraway
and Friedman). We shall implement the database, both as a heuristic instrument
and as a bibliographic and full-text online archive. The database, metadata
element set and search engine were designed and developed, within the previous
research (by Petrovich Njegosh, Marziali, Castellucci, with the assistance of a
software programmer and a graphic designer) as a hypertext to index and
retrieve data, creating dynamic relations between the records and the
documents. The Networking Women record is based
on the Dublin Core (DC) metadata element set with a specific semantic area of
keywords and 15 subjects (wo/men, gender/sexuality,
race/ethnicity, class, peace, war, places, displacement,
internationalism/transnationalism, regionalism/localism, exchanges, identity,
cultural practices, artifacts, definitions of culture) for
an associational indexing of the documents – mainly primary sources – such as
e.g. letters, magazine articles and photographs. The list of controlled terms (keywords) is an enlarged version of
the European Women’s Thesaurus, International Information Centre and
Archives for the Women’s Movement (IIAV), Amsterdam, 1998, and includes an
ongoing selection of terms from the project’s documents: names and relevant
terms such as “modernism,” “modern,” “contemporary,” “new,” etc. The record can feature up to 100 hot words (each subject can be associated with
any keyword of the thesaurus), providing dynamic relations with records
containing the same subject or keyword.
Starting from these assumptions, and from our database, our work will be two-sided: on the one hand, we shall focus on a selected number of “localities” and treat each as a separate subsystem; on the other, as interpreters, we shall build a number of paths representing our understanding of the relations between two or more localities in the larger cultural sphere. The collective work of the national group and the potential of the database to create links will eventually reveal more connections than each had anticipated at the outset of his/her work. The online database will then be an essential research tool in our representation of networking women and our reconstruction of the cultural dynamics of Modernity and of Modernism between Europe and the Americas as a cultural sphere and a relational system.
Bibliografia/Bibliography
1) Materiali prodotti dal progetto di ricerca/Materials produced by the research project:
Reti di donne/ Networking Women 1890-1950, <http://reti.unimc.it>
Reti di donne/ Networking Women 1890-1939, <http://reti.unimc.it/ricerca99/>
M. Camboni, (a cura di)/ed., Reti di donne: soggetti luoghi nodi d'incontro Europa-America, 1890-1939. Per una riscrittura della storia culturale / Networking Women: Subjects, Places, Links Europe-America. Towards a Re-writing of Cultural History, 1890-1939, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, in corso di stampa/forthcoming
2) Generale/General
F. Antinucci,
“Summa hypermedialis (Per una teoria dell’ipermedia)”, Sistemi intelligenti, 5
(2), agosto 1993
P. Bourdieu, La distinction, Paris, Minuit, 1979
--- Les Règles de l’art: Genèse et structure du champ littéraire, Paris, Seuil
1992
---, Ragioni pratiche, Bologna, Il Mulino, 1995
--- La domination masculine, Paris, Seuil, 1998
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